Incontro con l’autore – Clara Sánchez

Lo scorso undici maggio si è tenuto, presso l’aula magna del Liceo Manzoni, un incontro tra gli studenti di lingua spagnola della scuola e l’autrice Clara Sánchez. Di seguito, riportiamo il contributo di chi ha organizzato l’incontro, Alessandra Casella (Commissione Cultura Amici della Manzoni), di un’alunna del secondo anno, Sofia Amadeo, e della prof.ssa Mara Porinelli.

incontro clara sanchez

Clara Sànchez ha anticipato di un giorno il suo arrivo in Italia pur di riuscire a incontrare gli studenti della Manzoni

Dalla Spagna con furore, o meglio, con amore. Clara Sànchez, la famosissima scrittrice spagnola, che dal suo primo romanzo, “Il profumo delle foglie di limone“, continua a conquistare critica e pubblico, ha anticipato di un giorno il suo arrivo in Italia pur di riuscire a incontrare gli studenti di lingua spagnola della Manzoni. E gli studenti, nonostante si ritrovino in un periodo di fuoco, bombardati da interrogazioni e verifiche, grazie anche all’adesione entusiasta dei loro professori e della Preside, hanno gremito l’aula magna (e c’era anche qualche genitore “imboscato”!).

Poi la magia è cominciata. Quasi due ore volate via, con la Sànchez che ha ammaliato i ragazzi e i professori con la sua sincerità, la sua intelligenza, la condivisione della sua stessa esperienza di scrittrice e la lettura dei brani tratti dal suo ultimo romanzo, “L’estate dell’innocenza“. Un’aula attentissima e partecipe, alla faccia di chi sostiene che i ragazzi di oggi non si interessano a nulla: s’interessano eccome, se li si sa coinvolgere.

Alla fine, approfittando dell’ascendente che la Sànchez si è conquistata sui ragazzi, la professoressa Porinelli le ha persino chiesto aiuto alla scrittrice per convincerli a leggere i classici della letteratura spagnola! Non so se ce l’abbia fatta, ma di certo i ragazzi sono usciti da questo appuntamento conquistati. Tra sorrisi, scambi, sincerità, commozione.

Come dice la stessa Clara Sànchez, di questo è fatta la letteratura: di intimità.

Alessandra Casella – Associazione Amici della Manzoni

incontro clara sanchez

Clara Sánchez è là, stagliata con grazia contro la parete giallo-uovo dell’aula magna (cosa già stupefacente di per sé) ed emana un’energia pacata, tranquilla, come una Fata Turchina con una giacca di jeans.

Si guarda intorno, leggermente spaesata, come se non sapesse cosa fare, davanti a tutti questi studenti, tutti venuti qui per lei. È modesta, Clara, non si aspettava così tante persone, che per giunta capiscono lo spagnolo. Si complimenta con noi e sorride, contenta di poterci parlare senza filtri. Raccontandoci del suo libro “El Palacio Varado” sa di parlare di qualcosa che è molto vicino a noi, ma non c’è imbarazzo nella sua voce. Parla con serenità, perdendosi ogni tanto nei propri ricordi, ma sempre tornando all’argomento principale. I suoi libri, questo in particolare, sono carichi delle sue esperienze, tanto da sembrare ragnatele tessute con grazia e calma, che ti catturano quando ti ci avvicini.

Clara Sànchez emana un’energia pacata, tranquilla, come una Fata Turchina con una giacca di jeans

Di solito, quando studiosi e psicologi scrivono o parlano di noi ragazzi sembra quasi che ci considerino come strane creature da studiare. Clara no. Lei ci guarda, ci sorride e ci comprende. Sa cosa si prova ad essere giovani, non l’ha scordato, ed è questo che la rende una grande scrittrice. Negli ultimi minuti dell’incontro qualcuno si alza, prende il microfono e fa una domanda, rigorosamente in spagnolo (siamo una scuola di lingue, dopotutto). Io sono una di questi.
A Clara vorrei chiedere qualcosa che mi domando da tempo: Com’è la vita da scrittrice?

Ho sempre avuto un’immagine davanti agli occhi, pensando a come sarebbe la mia vita se realizzassi il mio sogno: una notte buia, lo schermo del computer come unica luce e parole che volano dappertutto. Vorrei una conferma, sapere se è proprio così, sperando che, come molti lavori, scrivere non diventi noioso e monotono, ma conservi la magia di quelle notti d’ispirazione. Clara mi sorride (sorride molto, lei, e mai fuori luogo), e dice che la sua vita è un po’ noiosa, ma in maniera tranquilla, passa giorni e notti a scrivere, ma non si stanca mai, perché ama il suo lavoro.

Sofia Amadeo – studentessa del secondo anno

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Un bagno di realtà, un bagno di cultura

Lo scorso 11 maggio la scrittrice spagnola Clara Sánchez ha incontrato al Polo Manzoni gli studenti e i docenti di lingua e cultura spagnola. La sua semplicità, immediatezza e umiltà ci permettono di metterla a fuoco prima come persona che come scrittrice di fama internazionale. È qui principalmente per presentare l’ultimo libro edito in Italia, L’estate dell’innocenza, che in realtà è uno dei primi che ha scritto.

Con affabilità, con un linguaggio spontaneo ma elegante, sposta subito l’attenzione verso i nodi nascosti della sua vita, della sua infanzia, della sua vocazione di scrittrice che quel romanzo racchiude e dischiude. Capiamo allora che cosa sia per lei la scrittura: innanzitutto una sorta di terapia per sanare le ferite, quelle più intime, antiche e profonde, derivanti dalle relazioni famigliari, marchio a fuoco di ogni essere umano. Clara infatti ci regala un pezzo importante di sé, quei personaggi hanno molto a che fare con la sua famiglia, crogiuolo di eccentrici che, nel bene o nel male, sono stati fonte di una ricca materia letteraria.

Mi domando e le domando: come si coniuga questo retaggio con la semplicità e la serietà che trasmette? Come ci si relaziona con un materiale letterario che che ha origine nelle nostre viscere, nel nostro essere più profondo? E ancora, cosa diventa la propria vita quando è filtrata, manipolata dalla scrittura? La sua risposta ci rinvia a un’idea di scrittore diversa da quella idealizzata e romantica alla quale sono legata: oggi il letterato raramente può permettersi le folli eccentricità che siamo soliti immaginare quando pensiamo a certi grandi del passato (vita dissoluta, amanti, alcol droga, avventura, vagabondaggi…). No, la Sánchez prende atto con serenità ed equilibrio che i suoi personaggi, anche quelli che traggono spunto da esperienze reali, sono molto più “romanzeschi” di lei: il proprio vissuto, rielaborato attraverso l’azione salvifica della scrittura, si trasforma in una materia simile e allo stesso tempo dissimile, perché l’immaginazione è un filtro, un’arma per rendere la realtà più reale, la verità più vera. Come diceva il grande scrittore argentino Julio Cortázar nelle sue meravigliose Clases de literatura, l’immaginazione non nega la realtà; al contrario, è proprio attraverso le “le vie dell’immaginazione che si arriva alla verità“. La letteratura infatti deve, vuole, essere “fedele al suo destino, che è quello di regalare bellezza, e allo stesso tempo al suo dovere, che è quello di mostrare la verità in quella bellezza“.

La sensazione che ho provato è che noi, come comunità, con iniziative come questa, stiamo facendo cultura

Ecco allora che, ripensando all’incontro con Clara Sánchez, inizio a mettere a fuoco qual è stato per me il suo vero significato. Quale messaggio ci ha lasciato questa scrittrice, più o meno coscientemente? Uno importantissimo: la cultura non è cosa avulsa dalla realtà. E per realtà intendo molte cose in una: in prima istanza l’attualità, il mondo intorno a noi che, oggi più che mai, per il suo ritmo frenetico, l’intensità della violenza che scatena, la complessità dei suoi linguaggi, richiede allo scrittore, all’artista, testimonianza e partecipazione.

In secondo luogo la verità, perché cos’altro è la letteratura se non un modo per conoscerci e riconoscerci attraverso la bellezza della parola? E in ultimo cito una realtà molto più piccola e più “nostra” (di noi docenti e studenti), una realtà della quale ci occupiamo tutti i giorni, che per noi, qui ed ora, è la vita stessa: la Scuola. Riformulo dunque il messaggio: la lezione che personalmente ho appreso e che ho la sensazione sia arrivata, potente e intensa, grazie a questo incontro, è che NOI (la nostra comunità) STIAMO FACENDO CULTURA. La scoperta dell’acqua calda? Forse, per alcuni, me lo auguro. Ma come docenti sperimentiamo tante, troppe volte, la sensazione che i nostri studenti percepiscano la letteratura, la cultura in generale, come qualcosa di lontano, freddo, morto, stagnante, che gli insegnanti tentano di fargli ingurgitare come una medicina amara, olio di ricino dei loro lunghi giorni (sei giorni a settimana per cinque anni!!) condivisi con noi, spacciandola per ambrosia, fiamma di conoscenza, mentre loro rimangono convinti, pur regalandoci qualche sorriso e soddisfazione qua e là, che la vita vera va in scena altrove.

Naturalmente a rafforzare questa convinzione ci si mette anche il mondo in cui viviamo che, all’intellettuale in erba, a chi per natura amerebbe la cultura, offre solo pane e cipolla. Così si spiegano i numeri sempre più esigui di coloro che si iscrivono a facoltà umanistiche. E c’è da capirli: la pancia la riempiono solo economisti, avvocati, ingegneri, eccetera, eccetera. Insomma, chi dovesse avere “el gusanillo de lectura” (il tarlo della lettura), come si dice in spagnolo, lo coltiva in privato, timidamente, relegandolo a passatempo piacevole … Purché non imposto dalla scuola!

Ma a rinfrancarci, a rassicurarci e a farci sentire forse tutti un po’ più vicini, docenti e alunni, adulti e adolescenti, c’è la lezione di Clara Sánchez: la vita dello scrittore, dice, è impegno costante, dedizione, è solitudine, in quanto esige raccoglimento e ricerca. E lo scrittore, l’artista vero, serio, anche se dotato di talento e creatività, sa che, per innovare e portare la propria scrittura ad essere contundente, deve conoscere quei giganti che lo hanno preceduto… Guarda negli occhi i ragazzi e prorompe entusiasta: “Bisogna leggere i classici!“. E condivide con loro i suoi gusti, le scoperte, quelli che hanno lasciato il segno in lei, sottolineando che bisogna avere l’umiltà di imparare, prima di poter insegnare. Poi si rivolge a me, a noi: “Ios profesores son unos sobrevivientes“, vede eroicità nel nostro sforzo di superstiti che ancora credono e si impegnano nella trasmissione della cultura in un contesto sociale che sembra affermare con arroganza di poter prescindere da essa.

Mi risuonano allora nella testa le parole di un grandissimo poeta e maestro spagnolo, esempio di rigore etico, oltre che estetico: “La cultura es concentración, labor heróica, callada y solitaria, pudor, recogimiento…” (La cultura è concentrazione , lavoro eroico, silenzioso e solitario, pudore, raccoglimento…). Antonio Machado, Poeta e Maestro, entrambe le cose per vocazione.

Mara Porinelli – docente di lingua spagnola